In questo articolo vedremo cosa s’intende per stampa flessografica. Scopriremo anche quali sono le caratteristiche che rendono questa procedura una delle più utilizzate e raccomandate per la stampa di etichette e non solo.
Di cosa stiamo parlando?
La stampa flessografica, o flessografia, è un metodo tramite il quale si avvia un processo di stampa a bobina. Durante questo processo si ricorre ad un sistema basato su un tipo di alimentazione a rullo. Quello in oggetto è un sistema veloce ed estremamente indicato per chi ha la necessità di stampare una grande quantità di materiale come, ad esempio, etichette di prodotti alimentari. In questo processo di stampa di etichette (e non solo) possono essere implicati diversi tipi di inchiostro.
Onde evitare difetti di stampa, causati dall’eccessiva velocità del macchinario, è necessario prestare un’adeguata attenzione alla strumentazione, alle sue operazioni e impostazioni. Nonostante questo, la flessografia si presenta come un metodo di stampa di altissima qualità, rapido e in grado di garantire ottimi risultati. È stata ideata per rispondere in maniera adeguata ai bisogni di numerose categorie produttive.
Come funziona il macchinario per la stampa flessografica?
Il funzionamento di un simile strumento è legato alla presenza di alcune lastre, solitamente realizzate in gomma, le quali sono connesse ad una parte rialzata. Quest’ultima si presenta come un elemento in plastica davvero funzionale. Esistono poi altri componenti che agiscono in maniera professionale e sinergica durante i processi di stampa flessografica, risultando fondamentali per l’intero processo di stampa etichette e altri materiali. Tra questi elementi citiamo:
- Il rullo che trasferisce l’inchiostro nell’apposito contenitore.
- Il rullo che rende ogni parte della stampa precisa ed uniforme.
- Alcune lame che si occupano di graffiare le lastre affinché l’inchiostro riesca a penetrare in profondità.
- Alcune unità di essiccazione, grazie alle quali l’inchiostro utilizzato risulterà perfettamente asciutto.
Quando il prodotto finito sarà stampato, sarà possibile rifinire la qualità dello stesso attraverso l’utilizzo di altri componenti specifici. Si possono, ad esempio, utilizzare delle guaine termoretraibili che offrono l’opportunità di verniciare e perfezionare il risultato finale, rendendolo ineccepibile sotto ogni punto di vista.
L’evoluzione del macchinario per la stampa flessografica nella storia
Sempre parlando di stampa flessografica, è utile dire inoltre che la tipologia di stampante utilizzata è cambiata molto nel tempo. Dalle sue origini, infatti, si è evoluta sempre più, raggiungendo così altissimi livelli qualitativi.
In primo luogo, questo tipo di macchinario era estremamente lento e consentiva di utilizzare un solo inchiostro alla volta, non permettendo l’uso di più colori contemporaneamente. Anche le lastre utilizzate in passato erano molto diverse da quelle impiegate oggi. Le più recenti non richiedono la presenza di una prestampa su negativi per ottenere il risultato sperato, ma funzionano in maniera immediata senza troppi passaggi.
Persino il tipo di inchiostro utilizzato per la stampa flessografica è migliorato, poiché non fa più uso di elementi chimici potenzialmente pericolosi per la salute dell’uomo. Vengono, infatti, utilizzati principalmente dei prodotti a base di acqua e completamente atossici.
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